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Per i dieci anni di Libra

La giovane donna che accompagna Libra da dieci anni mi ha guardata per la prima volta il 22 ottobre del ’93, al tramonto. Avevo raggiunto in treno Rimini. Mi sono chiesta, poi, quali immagini tra le molte possibili dovrebbe conservare la memoria di un primo incontro con Rimini, perla della Romagna . Le suggestioni forti d’ epoca romana, l ‘ arco di Augusto, l ‘ anfiteatro , il ponte di Tiberio? o il Grand Hotel delle allucinazioni felliniane . O, ancora più probabile, il tempio Malatestiano, felicemente sanato delle offese belliche e restituito alla sua altera incompiutezza. Modeste circostanze soggettive e fortuite bastano invece ad annullare le previsioni più scontate . Della mia prima Rimini , è rimasta solo lei , il mezzo busto di una fanciulla sconosciuta il volto incorniciato da morbide bande di capelli fuse al drappeggio ampio della veste. La vedevo durante la corsa in automobile su strade alberate, lungo le quali un grande manifesto appariva ritmicamente, rilanciando ami di ambiguità, in parole e in immagine : Libra , Sapere al femminile , e il suo sguardo severo e amabile, incoraggiante ed esigente .
Nel ricordo della dolce sera autunnale l ‘ ombra cancella le distanze , e dal viale riminese mi conduce direttamente a Santarcangelo in via della Cella, nella deliziosa Celletta Zampeschi, dove attraverso una porticina, scendo dei gradini , quanti? , e tra le file di sedie disposte a semicerchio ed un pianoforte a coda, trovo il mio posto preparato accanto ad un piccolo tavolo . Da allora , Miresa Turci , nel disporre sul piano fogli e cartelle con inalterata accuratezza, non dimentica una fantasiosa composizione floreale, seguendo il suggerimento della foto – simbolo . (Da gentilezze minime/ -un bocciolo, un libro-/si piantano semi di sorrisi/ che fioriscono al buio commenta Emily Dickinson sulla locandina ) .
Lì sono accolta, lì apro le mie carte e mi racconto ad un pubblico generoso ed ospitale. Con la apparente casualità di tutte le microstorie, tocca a me di dare inizio ad una avventura oggi decennale, un’avventura dello spirito (è ancora la Dickinson: Non sappiamo di andare quando andiamo) .

Non c’è niente di casuale in Libra, creatura che Miresa Turci ha fatto nascere e crescere con fiducia tenace a Santarcangelo, una promessa per tu tti , ogni anno mantenuta e ogni anno rinnovata . Niente di casuale , solo, di volta in volta, dopo la gioia dell’invenzione, le difficoltà della realizzazione, le mille piccole incertezze che una iniziativa coraggiosa deve sempre risolvere e superare per arrivare in porto.

I fili che reggono la manifestazione – breve denso ciclo d’autunno di serate culturali sono esili , umbratili e robusti . Emily Dickinson mantiene, da nume tutelare, la costanza di pochi versi carichi di risonanze ; la figura della antica foto esce dall ‘ ombra per continuare a fissarci con occhi che sanno e forse chiedono ed offrono comprensione; Libra resta la parola ispiratrice : ‘libra ‘, bilancia , ricerca della misura, del giusto peso, attraverso le oscillazioni e l’instabilità, ‘libra’, comando di volo, librare, librarsi, aspirazione alle altezze e rischio di caduta, ‘libra’, anomala assonanza di tutti i libri scritti e da serivere, letti e da leggere. Direzioni plurime, contorni sfumati, invito ad apprendere ma anche a cercare “con umiltà” scrive Miresa Turci – le strade dell ‘ apprendimento , immersi nella penombra del pallore lunare , eterno segno del femminile.

“Che se la Luna si guarda bene – Dante spiega nel Convivio – due cose si veggono in essa proprie, che non si veggono nell’altre stelle: l ‘ una si è l’ombra che è in essa,[ . . ] l ‘ altra si è la variazione della sua luminosità , che ora luce da un lato, e ora luce dall ‘ altro , secondo che ‘l sole la vede”. Mi piace usare queste caratteristiche, queste “due cose proprie” della luna, in una espressione così ‘firmata’, per definire con esse l’ultimo filo conduttore della decennale manifestazione santarcangiolese, il sapere che è conoscenza, e di cui si vuole distinguere un particolare colore, il Sapere al femminile .

Sempre nel Convivio Dante aveva appena esclamato: “or che è più bello in donna che savere? ” .
Dieci anni di appuntamenti , vari negli argomenti , dalla scrittura all’ archeologia, dall’ architettura alla danza, alla regia, dalla filosofia alle scienze, alla poesia, alla mistica. Dove ‘femminile’ sta sempre per ‘ ispirazione cortese ‘ , un modo di leggere la vita e un tentativo di comunicarlo. Tanti relatori si sono susseguiti nella sala ospitale dell’Hotel della Porta, dopo il primo anno alla Celletta Zampeschi, di cui condivido il ricordo con Rosita Copiali e Ida Farè. Da molti di loro ho raccolto personalmente negli anni la testimonianza del più vivo apprezzamento per la partecipazione del pubblico , per l ‘ accoglienza, l ‘ organizzazione, la cordialità : Francesca Sanvitale, Franco Serpa, Lidia Storoni Mazzolani , Daniele Del Giudice , Clementina Panella, Vittoria Alliata, Patrizia Rosazza. Sono certa che tutti i relatori hanno condiviso la simpatia per Libra e per Santarcangelo, sono certa che augurano tutti all ‘ iniziativa lunga vita e successo costante .
Maria Teresa Giuffrè

Saluto con gioia e persuasione la nuova edizione di Libra, e rivolgo un pensiero di stima alla sua madrina instancabile, Miresa Turci. Sento particolarmente significativo l’invito che Libra da tanti anni rappresenta, interrogandoci ostinatamente sul senso e sul posto che la lettura può avere nella nostra vita. Lo sento oggi più che mai: giacché il continuare a pensare e a dare senso alle cose è un’attività che vediamo posta in serio pericolo, e il creare le condizioni, culturali e politiche, per l’elaborazione e l’incontro dei saperi si rivela un impegno sempre più necessario.
Luogo di riferimento e funzione di raccordo del pensiero di tante persone, Libra ha ai miei occhi anche meriti più particolari e specifici: come quello per esempio di proporre cicli di incontri sempre rigorosamente interdisciplinari, di relazione e di scambio di conoscenze diverse, o quello di valorizzare il momento collettivo della serata, il “momento del dibattito”, tanto quanto si valorizzano i singoli ospiti invitati a tenere la loro lezione.
Sono serate che ricordo con gratitudine e affetto, in cui ho visto possibile un’esperienza diversa di quello che chiamo complessivamente “lettura”: esperienza condivisa e nondimeno intima, sommamente attraente senza bisogno di essere resa spettacolare, armoniosa sebbene nasca da un concorso di pensieri e di passioni, condotta ad alti livelli ma che non esclude nessuno.
Il fatto poi che in questa esperienza abbiano tanta parte le scrittrici, le poetesse, le filosofe e le donne in genere, fa sì che Libra mi sia particolarmente cara, e che io la ricordi, assieme alla città che ne è la degna e stupenda cornice, come una situazione speciale, di cui mi onora l’essere stata ospite.
Monica Farnetti

Per la prima volta sono venuta a Santarcangelo di Romagna nel 1979 avendo vissuto a lungo a Roma essendo nata e formata a Mosca. La piazza centrale del paese allora era piena di macchine.
Nel caffè centrale si sono alzati alcuni uomini e mentre io mi avvicinavo alla porta di casa, loro cantavano ad alta voce l’ Iternazionale per dare il benvenuto alla “compagna” russa.
Quasi subito ho incontrato gli occhi profondi, spesso con un velo di malinconia, di Miresa Turci e la gentilezza rafficata di Franco Guarnieri.
Siamo diventati amici per tutta la vita. Loro mi introducevano nel mondo stretto e ricchissimo del piccolo paese, con il quale il buon Dio è stato molto generoso. Per me conoscere la gente di Santarcangelo è stato un miracolo, i poeti, i pittori, gli scienziati, gli storici e gli artisti, sono sufficienti a dare lustro ad uno stato intero.
Dentro il Mangano della memoria (la ruota che gira in eterno) camminavano il Papa Ganganelli, il pittore Cagnacci, Antonio Baldini, Nino Campana, i professori Malagutti e Franchini, i pittori Giulio Turci e Federico Moroni, tutti i cinque poeti che si esprimevano in dialetto, Teresa Franchini, l’attore Paolo Carlini, lo storico Volpe lo scienziato Turci giovane conoscitore delle comete, come ultima Francesca da Rimini che camminava già nella fantasia di Dante ma dentro la rocca di Santarcangelo.
Nella terra contadina con le fiere, dove anche la fantasia di Rabelais impallidiva, germogliavano geni in abbondanza, tutto odorava di miracolo, tutto mi diceva che Santarcangelo è il paese delle meraviglie. Ma ancora più incredibile era il fatto che gli abitanti del paese non si accorgevano di questo, i miracoli facevano parte della vita quotidiana, non si sono accorti neanche di quando dieci anni fa si è aggiunto alla vita quotidiana un altro miracolo, Libra, o il sapere al femminile.
Però l’interesse subito è risultato grande fatto sta che la piccola sala dell’albergo “la Porta” era sempre piena, la musica e le belle diapositive scorrevano sotto agli occhi e ti accompagnavano alla festa, perchè dal primo incontro fino ad oggi per me, Libra, non è solo sapere al femminile ma sempre e soprattutto la festa dell’anima e la possibilità di conoscerci meglio.
Incontri miracolosi con le donne che tengono la terra in piedi come le colonne, incontro con l’intimità del sapere dove l’intimità diventa universale, la grazia la poesia l’impegno di Miresa Turci che presenta ogni ospite straordinario di Libra con un piccolo racconto scritto nella migliore tradizione della poesia santaracangiolese e nessuno potrà immaginare fino in fondo quanto impegno serio e faticoso mette Miresa Turci nella ricerca e nella scelta dei temi di ogni convegno.
Bisogna invogliare le sue illustri ospiti e venire per un piccolissimo compenso (tolto anche questo ultimamente dal comune), Gabriello Milantoni – la mente ironica e sapiente – accompagna il glorioso cammino di Libra e lo anima.
Dieci anni fa è stato aggiunto ancora un miracolo nella vita del pease. Vorrei augurare a Libra lunga vita al di sopra di ogni coalizione politica profonda e raffinata grazie alle personalità che fanno parte di questo convegno.
Vorrei che fosse diventato un richiamo anche per tutte le grandi donne degli altri paesi, auguro a Libra la sede nuova, ampia, permanente e festosa come sempre.
I miti di Santarcangelo aiutano a resistere al mito del paese ricco di talenti.
Grazie all’Associazione Giulio Turci, alla Principessa Colonna, di Noi della Rocca (pensando a Rabelais) poesia e sapienza umana hanno la sede giusta.
Vorrei citare alcune parole che sono volate “per unirsi alle nuvole del cielo”, chiamando l’impegno di Libra “il vento che spalanca le porte…e che ti accarezza la nuca quando cammini”.
Lora Kreidlina in Guerra